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Sarah Falanga, “mina vagante” di Ferzan Ozpetek

Sarah Falanga, attrice di cinema, televisione e teatro, è anche uno dei volti di Mine Vaganti, lo spettacolo
teatrale di Ferzan Ozpetek. La tournee teatrale, attualmente ferma a causa dell’emergenza Covid19, ha
coinciso con il decimo anniversario del film omonimo dell’acclamato regista:
“Ho intuito che Ferzan volesse festeggiare il decimo compleanno del film Mine Vaganti, a stretto contatto
con il pubblico. Lo spettacolo era molto atteso, è stato accolto con entusiasmo in ogni piazza in cui è stato
presentato. Ferzan, a parte le fortunatissime regie dell’opera lirica de La Traviata e di Madama Butterfly, si
è cimentato per la prima volta nel riadattamento teatrale di una sua creatura, di un suo film. Per Ozpetek
ogni segno, ogni silenzio, ogni sfumatura, ogni volto, rappresenta la vita. E’ un vero artista dell’anima. Man
mano che la tournee proseguiva, è stata una sorpresa per noi constatare che chi aveva visto lo spettacolo,
inaspettatamente, l’aveva trovato ancor più gradevole del film. A Teatro il pubblico gode sicuramente di un
contatto molto più diretto con i personaggi e con gli attori . Ferzan, tra l’altro, ha scelto di fare un lavoro di
regia capace di andare oltre lo spazio scenico; ha impiegato le sue energie in una formula speciale di meta-
teatro, dando una nuova luce alla storia e assegnando un ruolo protagonista al pubblico ”.
Un riadattamento del film che, per esigenze narrative, ha dovuto sposate la sua città di ambientazione, da
Lecce alla più piccola Gragnano:
“Al centro della scena c’è sempre la famiglia Cantone, proprietaria, come nel film, di una storica fabbrica di
pasta. Stavolta l’ambientazione è a Gragnano: una piccola cittadina in provincia di Napoli, che è un
microcosmo ancora limitato ed ostentatamente perbenista rispetto alla moderna Lecce. Mantenere
l’ambientazione lì, visto come si è emancipata riguardo a certi argomenti trattati nel testo, sarebbe stato un
po’ anacronistico. A mio parere Beh, credo che Ferzan, volendo parlare della difficoltà che un giovane
omosessuale deve affrontare nel dichiararsi, dell’inibizione e della vergogna che deve vivere la sua famiglia,
non avesse bisogno di uno sfondo come Lecce, un luogo dove tutto questo – attualmente – è più che
superato. C’era bisogno di riferire il tutto ad un centro più piccolo in cui certe resistenze sono ancora belle
presenti”.
Spostando la narrazione in un luogo simbolo delle fabbriche di pasta, com’è appunto Gragnano, Ozpetek ha
poi fatto sì che il pubblico partecipasse in maniera attiva alla storia:
“La piazza di Gragnano è la platea, il teatro; noi attori, che interpretiamo i vari personaggi, interagiamo
continuamente con la gente, che ha sempre un ruolo determinante nello svolgimento del gioco scenico.
L’interazione con il pubblico, che è continua, risulta indispensabile; rende il pubblico parte attiva e
responsabile della vicenda, abbatte ogni distanza. Si ha la sensazione che ogni persona abbia il suo ruolo in
un fantastico gioco che si traduce in uno scambio continuo e creativo. La gente che assiste allo spettacolo si
sente partecipe, in un certo senso responsabile di quello che accadrà. E’ questo toccarsi col pubblico, a
toccare nel pubblico le più semplici e spontanee emozioni, che è stato quasi sicuramente uno degli elementi
vincenti dello spettacolo. Ad esempio, Zia Luciana, che è il personaggio che io interpreto, va a ” cercare il
prossimo ladro” tra le prime file della platea, nella famosa scena della passeggiata in centro che fa con la
cognata Stefania, interpretata magistralmente nello spettacolo teatrale da Paola Minaccioni”.
Un personaggio che è piaciuto tanto a Sarah, anche perché le ha dato modo di lavorare a stretto contatto
con Ferzan:
“Ferzan si affeziona ai suoi attori; li utilizza sempre nella maniera più che adeguata. Ci sono delle persone
che Ferzan ama scoprire; le alleva, le fa crescere. Io sono tra quelle, mi auguro di esserlo ancora! Prima di
questo incontro, avevo lavorato alla prima ed alla seconda serie dell’Amica Geniale, nei panni di Maria
Carracci. Mi sono procurata l’opportunità di frequentare una masterclass tenuta da Ferzan, partecipando
alle selezioni, che posso assicurare essere davvero severe. Volevo studiare il suo modo di approccio al
cinema. Fortunatamente sono stata ammessa. Il giorno successivo alla fine della masterclass, sono stata

chiamata per un incontro con Ozpetek al Teatro Ambra Jovinelli di Roma. Ho pensato di essere stata
convocata per un provino,ma ignoravo per cosa. Non avrei mai pensato di poter interpretare Zia Luciana”.
Ma qual è il messaggio di Mine Vaganti? Sarah lo ha ben chiaro:
“La Mina Vagante è quella che va a stravolgere i progetti, le cose preconfezionate, oltre che obbligatorie e
predefinite. La Mina Vagante è quella che riesce a dare delle sorprese attraverso la pratica della propria
personalità, con la sua umanità. Mi piacerebbe che ci fossero tante Mine Vaganti in giro, capaci di arricchire
la vita con la propria ed unica diversità. Per evolversi ed essere promossi al ruolo di Mina Vagante si deve
avere il coraggio di vivere a pieno se stessi, di stringere la mano ai propri desideri, riconoscere il proprio io
nascosto. Bisogna avere il coraggio di conoscersi e di affrontarsi. Dovremmo diventare un pochino più
grandi nella vita, ingombrare un po’ di più, lasciare il segno, capire e sentire ciò che ci circonda. E’
necessario andare a rompere quelle convenzioni,le imposizioni, morali o no, che sono inutili per la nostra
crescita umana. Dovremmo sorprenderci e sorprendere…essere liberi di essere noi stessi Ferzan ad esempio
fa sempre la differenza,è imprevedibile.. è una MINA VAGANTE. Ecco perché ha dei seguaci veri, persone che
si riconoscono in lui,nelle sue storie,che vorrebbero essere liberi,che sono aspiranti MINE VAGANTI.La
letteratura di Ferzan lascia sempre un segno nella vita della gente di qualunque età,di qualunque sesso o
religione… Se tutti fossimo come lui,il mondo saredbbe certamente più umano e sorridente..più vero. Il
punto centrale è che tutti, in fondo, possiamo esserlo: è necessario però raggiungere consapevolezze e non
temerle.Il premio? per essere liberi”.

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